Sono 61.480 i detenuti presenti nelle carceri italiane al 30 giugno 2024, circa 14 mila in più rispetto ai posti letto regolamentari.
Il dato arriva dall’ultimo dossier di Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia pubblicato a luglio 2024 che evidenzia come il sovraffollamento carcerario sia un problema cronico che affligge il sistema penitenziario italiano.
Il tasso di affollamento degli istituti italiani, infatti, è mediamente del 136% e in 56 istituti il supera addirittura il 150% con punte del 200% in alcune case circondariali come San Vittore a Milano.
Uno stato di emergenza che si era già verificato più di dieci anni fa, nel 2010, poco prima della condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Sentenza Torreggiani, 2013) per trattamenti inumani e degradanti dovuti al sovraffollamento carcerario.
La sentenza ha condotto il governo ad adottare, inevitabilmente, delle misure che hanno portato il numero delle persone detenute a calare progressivamente almeno fino al 31 dicembre 2015, quando le persone recluse nelle carceri erano 52.164.
Subito dopo, però, il numero è tornato a crescere. Negli ultimi mesi alcuni provvedimenti recenti hanno ulteriormente acuito la situazione, per esempio con il ritorno a un sistema a celle chiuse (anziché la possibilità di stare negli spazi comuni con la cosiddetta “sorveglianza dinamica”, resa norma per le sezioni “comuni” nel 2014) che rende il sovrafollamento ancora più inaccettabile.
Le persone detenute per almeno quindici giorni in condizioni che violano l’art. 3 hanno adesso il diritto di ottenere una riduzione della pena detentiva ancora da scontare, pari a un giorno per ogni dieci giorni di violazione. Coloro che hanno scontato una pena inferiore a quindici giorni o non si trovano più in stato di detenzione hanno invece il diritto di ottenere un risarcimento di 8 euro per ogni giorno trascorso nelle suddette condizioni.
Tasso di sovraffollamento in Italia: i numeri
In Italia, il tasso di sovraffollamento delle carceri è tra i più alti in Europa. A fronte di una capienza regolamentare di circa 51.234 posti, al 30 giugno 2024, si registravano 61.480 detenuti, con un tasso di sovraffollamento medio del 120%.
Tasso che tende ad aumentare al 130,6% se si considera che la capienza regolamentare, non tiene conto dei posti non disponibili (al 17 giugno erano in totale 4.123).
In 56 istituti supera ulteriormente il già gravissimo 130%:
- Carcere di Brescia Canton Mombello: tasso di sovraffollamento del 201,5%, uno dei più alti d’Italia.
- Carcere di Taranto: tasso di sovraffollamento del 199,2%.
- Carcere di Lodi: tasso di sovraffollamento del 197,3%.
- Carcere di Como: tasso di sovraffollamento del 187,5%.
- Carcere di Busto Arsizio: tasso di sovraffollamento del 186,7%.
- Carcere di Larino (Campobasso): tasso di sovraffollamento del 180%.
- Carcere di Latina: tasso di sovraffollamento del 178,6%.
- Carcere di Udine: tasso di sovraffollamento del 176,7%.
Questo dato è particolarmente allarmante se consideriamo che, secondo gli standard internazionali, un tasso di sovraffollamento superiore al 100% implica che le carceri ospitano più detenuti di quanti ne possano contenere in condizioni dignitose.
Cause del sovraffollamento penitenziario
Contrariamente a quanto si possa immaginare, un tasso di sovraffollamento così elevato, come quello che si registra in Italia, non è direttamente correlato ad un aumento dei reati commessi, che statisticamente continuano a calare.
A cosa è dovuto, quindi, un tasso così elevato di detenuti?
Il sovraffollamento carcerario in Italia è causato da una serie di fattori complessi e interconnessi. Uno dei principali è l’eccessivo ricorso alla custodia cautelare, che vede molti detenuti in attesa di giudizio. Circa il 30% della popolazione carceraria è composta da persone non ancora condannate in via definitiva, un dato che indica un uso sproporzionato della detenzione preventiva rispetto ad alternative come i domiciliari o le misure cautelari non detentive.
Un altro fattore rilevante è l’inefficienza del sistema giudiziario, caratterizzato da tempi di giudizio lunghi che contribuiscono a mantenere elevato il numero di detenuti in attesa di giudizio. Inoltre, le politiche penali italiane, storicamente orientate verso la repressione e la detenzione, piuttosto che sulla riabilitazione e sulle misure alternative, aggravano ulteriormente il problema: lo dimostrano le elevatissime percentuali di persone detenute con problematiche psichiatrice o di abuso di alcool e droghe.
La mancanza di strutture e programmi adeguati per il reinserimento sociale dei detenuti contribuisce a un alto tasso di recidiva, con il conseguente ritorno in carcere di molti ex detenuti.
Condizioni di detenzione in Europa: i numeri
Confrontando la situazione italiana con il resto d’Europa, emerge un quadro variegato. Se da un lato paesi come Norvegia, Finlandia e Paesi Bassi presentano tassi di sovraffollamento molto bassi, grazie a politiche penali orientate al reinserimento e all’uso di misure alternative alla detenzione, dall’altro lato troviamo paesi dell’Europa meridionale e orientale che affrontano sfide simili a quelle italiane. La Grecia, ad esempio, registra un tasso di sovraffollamento superiore al 130%, mentre la Romania e Cipro superano il 120%.
In questi paesi, le condizioni di detenzione sono spesso precarie, con carceri che operano al di sopra della loro capacità e detenuti che vivono in spazi ristretti e inadeguati. Tuttavia, alcuni paesi europei hanno adottato riforme significative, come la decriminalizzazione di alcuni reati minori e l’introduzione di misure alternative alla detenzione, che hanno portato a una riduzione del sovraffollamento.